Dottoressa ho sognato … la morte in diretta

La morte in diretta

Mi sveglio da un incubo. La prima cosa che tento di fare è respirare. Inspiro profondamente, affamata d’aria. E ripercorro il sogno, che ricordo essere diviso nettamente in due parti. Nella prima, l’atmosfera è piacevole. C’è un amico di vecchia data che profetizza che io mi trasformerò in un cane! Lo visualizzo quel cane: è magro, grigio, solo e randagio. Allora mi concentro su me stessa e mi ascolto attentamente per cogliere tutti gli segnali della mia trasformazione in cane. E invece mi scorrono davanti agli occhi, come se sfogliassi velocemente le pagine di un libro, le immagini di me che invecchio, trasformandomi nella nonna paterna. Che dalle foto in bianco e nero o color seppia mi sorride, mentre posa con delle amiche. Gli abiti che indossiamo sono anni Trenta. Tra queste immagini ce n’è anche qualcuna di me giovane e qualcun’altra della me di oggi.

Cambio repentino di scena e di atmosfera.

D’improvviso non riesco più a respirare, mi manca l’aria, sto soffocando. Nella stanza in cui mi trovo c’è un’amica medico, moglie del profeta, che non si accorge di nulla. A cui non posso o non voglio chiedere aiuto.

Pillole di teoria

La sognatrice sembra affrontare l’annoso tema dell’invecchiamento e della morte, che oggi vengono negati ed espulsi dall’orizzonte di vita. Lo fa carica di timori. Paventa la solitudine, la tristezza, la mancanza di un luogo in cui semplicemente stare. Questo suggerisce il personaggio onirico del cane smilzo. Che, come gli animali in generale, rappresenta la parte più istintiva della sognatrice. Quella spaventata per l’appunto. E invece, con un vero e proprio coup de theatre, l’inconscio le ricorda che sfogliare il libro della vita può riservare molte sorprese, al di là degli stereotipi sulla vecchiaia. C’è una nonna elegante, raggiante, circondata da amiche, che le sorride dalle foto in bianco e nero o color seppia. Che sembra godersi la vita, a dispetto dell’età. La sognatrice tuttavia sembra fare una vera e propria esperienza di morte. O meglio, una sorta di prova generale. Da cui riemerge molto angosciata. Come darle torto. La morte fa parte del pacchetto “vita”. È ineludibile e ci vede soli, come canta il poeta. Per questo non ci rimane che fraternizzare con l’idea, assaporando ogni istante della nostra esistenza. Come suggerisce la saggia nonna.



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