Il colibrì di Sandro Veronesi

Stavo dicendo che lei deve pensare a sé adesso, a come fare per aver voglia di alzarsi dal letto ogni mattina. Quella voglia deve trovarla dentro di sé. Solo così potrà occuparsi veramente della sua nipotina. I bambini sono pazzeschi, lo sa: percepiscono più quello che viene taciuto di quello che viene detto. Se lei si occupasse della bambina col vuoto nel cuore, le trasmetterebbe quel vuoto. Se invece quel vuoto cerca di riempirlo, non importa se ci riesce o no, basta che lei cerchi di riempirlo, allora le trasmetterà quello sforzo, e quello sforzo, semplicemente, è la vita. Mi creda. Io mi occupo ogni giorno di persone che hanno perso tutto, spesso sono i soli superstiti dell’intero nucleo familiare. Hanno problemi materiali di ogni tipo, e a volte hanno anche brutte malattie. E sa su cosa lavoro? Lavoro sui desideri, sui piaceri. Perché anche nella situazione più disastrosa, i desideri e i piaceri sopravvivono. Siamo noi che li censuriamo. Quando siamo colpiti dal lutto censuriamo la nostra libido, mentre è proprio quella che può salvarci. Ti piace giocare a pallone? Giocaci. Ti piace camminare in riva al mare, mangiare la maionese, dipingerti le unghie, catturare le lucertole, cantare? Fallo. Questo non risolverà nemmeno uno dei tuoi problemi ma nemmeno li aggraverà, e nel frattempo il tuo corpo si sarà sottratto alla dittatura del dolore, che vorrebbe mortificarlo.

Liberamente tratto da Il colibrì di Sandro Veronesi



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