
10 Apr Passeggeri notturni di Riccardo Grandi
Film sorprendentemente bello. Soprattutto di questi tempi, in cui se non sei abbonato a qualche pay-tv, ti toccano per lo più film di cinquantanni fa. Ovviamente il problema non è che siano datati. È che li hai già visti almeno una dozzina di volte…
Ispirato all’omonimo libro di Gianrico Carofiglio, il film narra la vicenda di Enrico, conduttore di un programma radiofonico serale, cui gli ascoltatori, che lui chiama “passeggeri notturni”, telefonano per narrare storie che hanno lasciato un segno nelle loro vite. Talune struggenti e toccanti; talaltre misteriose e incompiute. Che Enrico accoglie con voce calda e avvolgente, complice l’atmosfera notturna: intima, silenziosa, rarefatta. Complice anche il mistero di un interlocutore che non vediamo e che impariamo a conoscere attraverso la voce. Costretti ad un ascolto diverso, che amplifica immaginazione, sensazioni, sfumature, silenzi. Enrico si fa coinvolgere dai racconti dei suoi “passeggeri” e talora azzarda qualche suggerimento. Tuttavia il suo approccio è onesto e rispettoso. Di certo non gli mancano empatia e carisma. E poi suggella ogni storia con un brano musicale ad hoc, che fa accapponare la pelle. È così che incontriamo Sabrina, che immaginiamo timida e sola. Sabrina, la ragazza che non sa dire di no alle richieste altrui e che Enrico provoca bonariamente, per spronarla a ribellarsi. Massimiliano, giovane fotografo, che in aeroporto, in attesa di volare verso il Sudamerica, conosce Laura, ragazza non vedente, da cui rimane stregato. E che saluta con cucita addosso la sensazione di rinunciare a qualcosa di importante. Giovanni, ghost writer, che ci narra di Veronica, giovane vicina di casa che lui teme essere vittima di violenza. L’ha spiata e ha visto che ha lividi sul corpo e che ha incontri burrascosi con un uomo dall’aspetto torvo, molto più anziano di lei. Poi di Veronica più nulla, finché un giorno Giovanni scopre che la casa in cui abitava viene messa in vendita. Così decide di pedinare e affrontare a muso duro il presunto assassino. Basito, apprende che è lo zio. E che da medico, si è battuto fino alla fine perché Veronica si curasse. Ma lei ha deciso diversamente. Giovanni ammutolisce, si rammarica della sua leggerezza e sente il dovere di metterci in guardia dal pregiudizio e dagli errori di valutazione che ne possono conseguire. E poi Paola, una poliziotta che si è affezionata a Gianina, una bambina rom scomparsa nel nulla. Il dolore che prova è così grande da farle riconsiderare le sue scelte di vita. Decide di abbandonare la Polizia per proseguire gli studi di psicologia. Oggi dirige una casa famiglia che ospita bambini disagiati.
Anche Enrico ha una storia da raccontare. In un suo viaggio notturno in treno, incontra Valeria, una ragazza affascinante ed enigmatica, che sembra nascondere un segreto. Quando si sveglia la mattina dopo, di Valeria è rimasta solo una boccetta dei profumo abbandonata sul sedile, È un profumo dalla fragranza ambigua: sa di mare e di agrumi insieme. Che a Enrico era piaciuto tanto. Scoprirà che Valeria è la sorella di Sabrina, la quale si è suicidata perché non riusciva a lasciare l’uomo violento con cui aveva una relazione. E sospetta che Valeria abbia scelto di farsi giustizia da sé. Inutile dire che è travolto dal senso di colpa, sia perché teme sia di aver forzato la mano a Sabrina, sia perché involontariamente ha messo Valeria sulle tracce del suo persecutore.
Storie di violenza, storie di giustizia, storie di persone, che ci suggeriscono quanto sia pericoloso irrompere a gamba tesa nelle vite altrui. Con i nostri personali pregiudizi, pur se animati dalle migliori intenzioni. Spesso dimenticandoci che ognuno è responsabile delle proprie scelte, per quanto assurde possano apparirci.
Storie imperscrutabili di vita. Che ci lasciano pieni di dubbi. Il suicidio di Sabrina è un atto di debolezza o un modo estremo, l’unico che la ragazza conosceva, per dire finalmente no ad un uomo violento? La vendetta di Valeria è un omicidio tout court o ha delle attenuanti che affondano le radici nel cuore?
A queste domande, per fortuna, risponde la giustizia. A noi, la compassione.
PS: la visione è consigliata ai terapeuti, che corrono il rischio di cadere nella stessa trappola di Enrico. Con l’aggravante che, poiché a noi si rivolgono persone in evidente stato di necessità, la tentazione di dispensare consigli è ancora più insidiosa.